venerdì 21 gennaio 2011

L'intelligenza della puerpera

Per oltre quattro anni, ho sfacchinato come un ossesso fuori e dentro "Studio" (dicesi "Studio" il luogo in cui svolgo le mie mansioni professionali e guai a chiamarlo "ufficio", ché l'ufficio - come mi è stato prontamente spiegato all'indomani del mio ingresso nello "STUDIO" -  è una struttura rigorasemente pubblica).
Per oltre quattro anni, ho versato lacrime di disperazione e gocce di sudore sulle pratiche.
Per oltre quattro anni, ho scondinzolato dietro al boss, sperando in un sorriso, anche solo abbozzato.
Per oltre quattro anni, ho ricevuto in cambio solo "mpf",  "hai finito?", "devi cambiare tutta la prima e la seconda parte, la terza non regge, la quarta è inutile".
Insomma, per oltre quattro anni, mai ho ricevuto alcun complimento né ringraziamento per la fatica e per le ore piccole trascorse in solitudine in uno studio di 700 mq, con una fifa blu che mi impediva di andare al bagno, se non camminando rasente i muri e cantando a squarcia gola.

Poi sono rimasta incinta.
Tutte rimanevano incinte in quel periodo e alla fine è toccato anche a me.
Il boss ci ha messo quasi un anno per accettare la notizia. E prima di ritrovarsi mia figlia in braccio che gli tirava gli occhiali, mai ha fatto menzione della mia maternità o della famiglia da me acquisita.

Tornata dalla maternità, con l'impressione, netta, che mi aspettasse al varco, e con ansia, per mollarmi il cliente (dicesi "il Cliente" quello che è stato il  mio solo e unico cliente per un certo periodo, capace da solo di occupare interamente 260 dei 240 giorni lavorativi annuali), incredibilmente, ero diventata intelligente.
I complimenti, talmente rari da essere unici prima della maternità, sono diventati, quasi, frequenti.
Le correzioni ai miei lavori, minime e di poco peso, sempre accompagnate da un "ben fatto" o un "eh però sei stata brava".
Ovviamente, il tutto condito da un "ti ho insegnato bene", tanto per non farmi montare la testa (e solo perchè il boss non sa che con la madre che ho avuto è impossibile che io mi monti la testa).
Mi sono interrogata per mesi sulle ragioni di questo radicale mutamento: forse è stato l'aspetto docile e materno (complici i venti chili di sovrappeso) che ho assunto? forse l'aver visto la mia bambina lo ha intenerito? o si è ricordato dei primi giorni di paternità? o ancora, ha compreso in quale miserrima condezione di vita mi trovo, divisa fra lavoro e famiglia, e gli faccio pena?

Ancora mi interrogavo sulle ragioni del cambiamento, quando mi è caduto l'occhio su un articolo sulle topine (dicesi "topine" i mammiferi roditori appartenenti alla famiglia dei muridi ,di sesso femminile).
Alcuni ricercatori (solo un pelino meglio impiegati di quelli che hanno studiato "perchè si scivola sul ghiaccio") hanno verificato che le tope single ci mettono oltre tre giorni a trovare un pezzetto di formaggio,  districandosi in un labirinto. Le tope mamme, per assolvere al medesimo compito, impiegano circa tre minuti, spinte - dicono i ricercatori  - dal bisogno biologico di nutrire i piccoli (o forse, dico io, dalla voglia di farsi una bella mangiata, dopo l'enorme fatica fatta per accudire i pargoletti - l'articolo, del resto, non specificava se il cibo fosse poi consegnato ai figli o se le tope lo ingurgitassero in un boccone, come capita a noi mamme umane di ritorno dal lavoro).
Mi ero finalmente convinta di essere diventata più intelligente e mi chiedevo quanto sarebbe durato l'effetto e quanti altri figli avrei dovuto fare per tenere alto il mio livello professionale, quando il boss ha avuto l'occasione di incontrare mia suocera.

Da quel (memorabile) giorno, potrei consegnare anche una mezza pagina di atto con su scritto "miaveterottolescatole" che lui comunque mi dice "ottimo lavoro, sei stata davvero brava, non ti buttare giù"

Ho capito, non sono più intelligente, ma solo più sfigata.

P.s.
Boss, ti sono infinitamente grata per quanto mi hai insegnato sino ad oggi. Ti sarei ancora più grata se non mi licenziassi.

P.P.S.
Mamma, i riferimenti a te non corrispondono alla realtà (e comunque, come hai detto tu "a che serve aprire un blog?")

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