mercoledì 30 gennaio 2013

Il matrimonio segreto

La Lollobrigida, 90 anni per gamba, si è sposata.
Anzi, no. Chiedo scusa.
La lollo, 90 anni per gamba, è stata sposata. A sua insaputa.
Non ho approfondito, ma mi gioco la testa dell'Orco che il marito abbia 40 anni di meno, per gamba, e sia pure un fico.
Ora, io sono quasi 20 anni che aspetto.
Aspetto Di Caprio.
Ma soprattutto aspetto di essere sposata a mia insaputa. Non chiedo di più.
Rinuncio allo ius primae noctis, rinuncio alle cene a lume di candela, rinuncio ai regali, rinuncio a tutto.
Voglio solo un matrimonio segreto, anche per me, con un Di Caprio qualsiasi.
"Pazza" mi dicono le mie amiche, sagge e sposate.
"ché quando lo sposi quello, pure il Di Caprio, diventa un marito. E allora so cavoli amari..."
Il marito, questo mostro mutante con un divano al posto delle gambe e due telecomandi al posto delle mani. Questo brontolone instancabile (nel lamento), che passa le notti a russare e consuma tutti i dolcetti della casa (senza dividere).
"Tieniti il Toy boy, piuttosto" dicono loro, le mie ignare amiche sposate.
Il punto è, dico io, che io il toy boy ce l'ho già.
Sono quasi sicura che loro intendano altro, magari un maschio giovane, aitante, eterosessuale e sessualmente attivo.
Io, no. Io intendo il compagno di una vita, che è mutato nel fisico esattamente come il marito (con le chiappe a divano e tutto il resto), ma che ha contestualmente mantenuto l'età mentale di uno di quinta elementare e i giochi di uno di terza.
Ecco, io questo, il toy boy, o meglio il boy coi toys, ce l'ho già.
Ora mi serve un marito, possibilmente adulto, inglobato nel divano, mi va benissimo, purché abbia dalla sua un patrimonio depositato in banca (possibilmente svizzera) e abbia investito i capitali in qualcosa di diverso dalle macchinine.
Se c'è questo adulto, autodotato, ma obbligatoriamente senza macchinine, disposto allo sposalizio segreto, si faccia avanti. Cortesemente, con una certa solerzia, prima che io venga coinvolta dal toy boy nei giochi coi soldatini e nello scambio di doppioni con i compagni di classe della Pupa.

Pigro

Cena a casa Mommy.
"Orco, ci passi il sale?" chiedo timidamente, mentre con la mano destra do il biberon al Pupo Mannaro e con la sinistra imbocco la Pupa.
"eh, il sale! Ma faccio tutto io in questa casa?" Sbotta lui.
"Sto nutrendo i tuoi figli" rispondo, cercando di mantenere il controllo.
"Ma io sto mangiando e giocando a nonsoqualegiochettodicalcio col cellulare" replica secco.
"Ho preparato la cena, fatto il bagnetto ad entrambi i pupi e lavorato dieci ore" chiarisco.
"Eh e io, allora? Ho lavorato cinque ore, forse erano anche sei. Poi sono andato a giocare alla playstation con l'amichettodimerende (l'amichettodimerende è l'amico dell'Orco, suo compagno di giochi, ndr), ho mangiato kebab a merenda e mi è rimasto sullo stomaco. E ora sono stanco" persevera.
"Mamma, lo prendo io il sale" mi dice la Pupa, scattando in piedi come una molla.
"No, facciamo senza" intimo io.
Sto cercando, con ogni mezzo a disposizione (dalle catene, ai vizi), di insegnarle a restare seduta almeno durante i pasti (normalmente, mangia in piedi sulla sedia o correndo intorno al tavolo e all'asilo hanno detto che "No, così non va bene"). Mi sembra più importante del sale, tanto fa pure venire la cellulite.
Lei resta seduta, seccata, guarda il padre e gli dice "TU.SEI. PIGRO". Sante parole.
"IO??? Pigro io???" ribatte l'Orco, indignato, "chi te l'ha detta questa cosa, mamma?"
"No, me l'ha detto la maestra" dice lei.
 "Come la maestra?" chiede piccato.
"Sì, ha detto che quelli che stanno sempre seduti sono pigri. E io ho detto che tu stai tutto il giorno sdraiato sul divano a giocare...".
Per un momento, nel silenzio, l'aria quasi ferma, sento solo il mio respiro affannoso.
Vo-glio-mo-ri-re!!!
Adesso, la maestra dell'asilo non solo sa che l'Orco si scambia le figurine con quelli delle elementari all'uscita di scuola, ma sa anche che gioca tutto il giorno senza alzare mai il culo dal divano.
L'anno prossimo cambiamo asilo.

lunedì 28 gennaio 2013

Lingue straniere

In cucina a spignattare.
La tata mi gira intorno come uno squalo.
"Senoraaa.." comincia col suo tono lamentoso.
"Sì?"
"Io fatto bagnetto pupo"
Cacchio, no! Perché? Perché???
Cosi' domani avra'di nuovo 40 di febbre.
Ma chi te l'ha chiesto, dico io???
Chi, per Dio?? chi??
"Senor ha chiesto me"
Ecco chi.
"Senora.."
Riprende la solfa.
"Sì?"
"Io visto che pupo ha deindre qui".
La guardo con aria interrogativa.
Si tocca la testa.
Ok, non credo sia un dente.
Che diamine sarà?
Meglio indagare se no, poi, mia madre dice che non comunico
Con le tate.
"Eh cosa?"
"Lui ha deindre qui, nei capelli".
Certo, il famosissimo deindre!!
"Sì, ottimo, brava"
Che è la formula che uso quando non c'ho capito una mazza.


domenica 27 gennaio 2013

fritture

Sono in bagno a cercare di rendermi presentabile per i commessi del super.
La pupa, come di consueto, spalanca la porta con un calcio.
Ha il muso.
"Mamma, da papà non torno più per sempre!"
"Va bene, perchè ? Che ha fatto questa volta?"
"Ha detto che mi fa a fette..."
"Mmm beh, non ci viene un granchè con le tue fette...sei così magra".
Resta un momento in silenzio. Pensa.
"Mamma...".
Ecco. Ha elaborato qualcosa.
"Ho avuto un'idea..."
"Sì? Dimmi"
"Potremmo fare a fette papà e poi invitare a pranzo tutto il mondo..."
Dove troverà l'spirazione per questi pensieri???

venerdì 25 gennaio 2013

Brodure

Dialogo con la tata.
"Senora, io faccio brodo CON pupo?"
EH NO! Cacchio, farci addirittura il brodo no...
Il mio primo pensiero. Decido di darle una seconda possibilità.
Una seconda possibilità non si nega ad alcuno.
"Come?"
"Io faccio brodo CON pupo?"
Aridaglie...
No col pupo no, è pur sempre mio figlio.
Poi, un pensiero si insinua...
Semmai, facciamolo con l'orco...ne viene anche di più.

All'improvviso

Lenta salita di allontanamento dallo studio.
Sono stanca, affaticata. Arranco.
All'improvviso, mi sento meglio.
Sono come alleggerita.
Da dove viene questo senso di libertà che provo?
è la distanza che lascio a separare lo studio da me?
Sono forse i tristi pensieri legati al mio lavoro che mi stanno abbandonando?
Ah no.
Sono i pantaloni che sono esplosi.

giovedì 24 gennaio 2013

Nascite

"Guarda amore sono nate le piantine dei semi di pomodoro che hai piantato con nonna durante le vacanze di Natale"
"Dove mamma? Fammi vedere..."
"Eccole"
"Sono germogli mamma, piccoli germogli"
Maro' che palle questa...

L'evoluzione

C'era aria di rivoluzione allo studio dell'avv. Mommy.
Lamenti di corridoio, rivendicazioni più o meno espresse e molto altro che a me non è dato sapere.
Fu così che venni convocata dai grandi capi, in riunione.
Sola contro di loro. La cosa è grave. Non c'è nemmeno nonno mommy.
"Sai tu non ti sei lamentata, ma abbiamo ricevuto qualche recriminazione...lo sai?"
"Lo so"
"ah ecco, beh, sì, insomma, i tuoi colleghi dicono che guadagnano troppo poco..."
Non sono d'accordo, ma chi me lo fa fare di dire qualcosa?
Taccio.
Il capo dei capi prosegue: "e in effetti, è vero", naturalmente, poi precisa "guadagnamo Tutti poco".
Anche in questo caso non sono d'accordo. Ma il silenzio è d'oro.
"Quindi abbiamo pensato di pagarvi noi i cellulari..."
Ah beh questo è risolutivo. Dovreste pagarmi la tata, piuttosto. Questi i miei più intimi pensieri, rimasti, saggiamente, inespressi.
"e di dividere fra voi giovani una percentuale del fatturato..."
"Ok, ma sai che a me quello che guadagno va bene. Quello che non mi va bene sono le tasse che ci pago sopra" dico io.
"Sì, ormai è così per tutti. Ma venendo a noi, monitoneremo l'attività che svolgete, così da decidere come ripartire quella percentuale dei guadagni" prosegue lui.
"bene" è una vita che chiedo questo tipo di controllo. Non certo per ottenere percentuali più alte sul fatturato, ma perchè ritengo fondamentale che chi dirige lo studio sappia cosa fanno i suoi collaboratori. Vivo nel terrore che mi capiti qualcosa e le mie pratiche si perdano nel dimenticatoio. Così, almeno, potrò morire in pace.
La conferenza, però, non è finita. Il capo dei capi va avanti.
"Capisci, però, che così le cose non possono durare..."
Ah no?
"Non è che potete fare i dipendenti a vita per trentamila euro all'anno!"
Ah no?
"Dovete crescere..."
"certo" intervengo, tanto per dire qualcosa, senza dire niente.
"Sai gli altri hanno tutti il doppio lavoro che gli da molta visibilità, l'università. Tu invece..."
Ho due figli e un marito.
"Devi trovare un altro modo..."
"Eh sì" con l'università credo proprio di aver chiuso.
"Scrivere articoli, partecipare a convegni...non so..."
Interviene il boss in seconda "noi poi ti aiuteremo, naturalmente".
Come avete fatto quando ero in maternità? Quando andavo in udienza con il bambino di un mese e le tette al vento, perchè nessuno poteva sostituirmi?
Taccio, chissà, magari questa volta andrà meglio.
Riprende il capo dei capi "conoscevo un'avvocatessa che aveva trovato un altro modo per trovare clienti..."
Risatine.
"Mi stai suggerendo qualcosa, perchè ritieni che io non sia in grado di fare altrimenti?" Interrompo, sarcastica e piccata.
"No, figurati. A te non ti ci vedo proprio ad applicare quel metodo..."
Cosa, cosa???
"Come sarebbe?"
"No, dico, non mi pare appropriato..."
"Guarda che io posso rendere prestazioni sessuali come chiunque altra..." mi alzo e me ne vado.
Ma non ho capito... senti questo. Cosa avrei in meno di un'olgettina, per dire? (In meno niente, ho parecchio di più fra fianchi e girovita).
Ma guarda te. Prima ti dicono che devi maturare sul lavoro e che, per te, la cosa è particolarmente difficile; poi, metteno pure in dubbio le tue capacità seduttive.
Offesa, mi allontano e penso:
"tanto li frego. C'ho già in mente un paio di bambini dell'asilo che vogliono divorziare dai fratelli (una è mia figlia) e almeno altri tre che vogliono fra causa alla maestra".

lunedì 21 gennaio 2013

I pinocchi

Questa mattina, la pupa ha dichiarato: "mamma, lo sai che a scuola sono arrivati i pinocchi?"
Colta alla sprovvista, ho potuto improvvisare solo un "eh? ah Wow!".
Che è la formula che adopero quando non so cosa dire. Per lo più la uso in tribunale.
Nei pochi attimi di silenzio che sono seguiti, non ho potuto fare a meno di elucubrare:
avranno fatto il teatro delle marionette?
Forse a ciascun bambino è stato consegnato un pinocchietto per giocare?
Possibile che le suore abbiano tali disponibilità economiche?
Vuoi vedere che sono stati i buoni samaritani dell'associazione bravi genitori?
Per nulla soddisfatta dai miei pensieri, ho ritenuto di approfondire l'indagine.
"Mmm, in che senso sono arrivati i pinocchi?"
"Sì, la scuola è piena di pinocchi"
"vabbé, ma che ci fate con 'sti pinocchi"
Silenzio. La sento pensare.
"Non ci facciamo niente"
"ma come?"
"sì, mamma, noi non ci facciamo niente. Sono loro che vengono a vivere nelle nostre teste..."
"come nelle teste?"
"sì, nei capelli"
OH MIO DIO!
"ma, mamma, non ti preoccupare! Basta farsi uno shampoo e i pinocchi se ne vanno!"

mercoledì 16 gennaio 2013

La recita

E venne il giorno in cui i pupetti si riunirono al Parco-Scenico.
Il cielo era plumbeo, l'aria greve, l'umidità altissima.
In parole povere, secchiate di pioggia si abbattevano su masse di genitori inermi, spesso accompagnate da mini-fratelli piagnucolosi, legati a passeggini grondanti.
L'appuntamento fissato alle 9 meno un quarto del sabato mattina.
Sì, avete letto bene: le NOVEMENOUNQUARTODISABATOMATTINA!!
Una tortura!
Era una prova per i nuovi genitori, come me. Lo so, lo sento che era un prova.
E quindi, a costo di morire, DOVEVO arrivare alle novemenounquartodisabatomattina!! Truccata, vestita, profumata e, possibilmente, insieme ai bambini.
La preparazione fu traumatica. Sola, con due pupi mannari urlanti come nel plenilunio.
L'uscita fu devastante. Trascinavo passeggino, borsa della mamma (quella con i pannolini), borsa vera (quella con trucchi, portafoglio, cellulare, pc portatile, tablet, colazione, caramelle, dentifricio, assorbenti, ecc. ecc.), latte, caffé, seggiolino auto, divisa scolastica, scarpe di ricambio e due pupi mezzi addormentati e per niente contenti. Sotto le secchiate di pioggia.
Sola contro i mannarini.
Gli uomini, quando servono, non ci sono mai. Figuriamoci, se ci sono gli orchi. Gli orchi mancano anche quando non servono.
Fu dunque per mero orgoglio di nuova-mamma-nella-nuova-scuola desiderosa di non sembrare la peggiore di tutte che arrivammo alle novemenounquartoetresecondinetti a scuola.
Mollai la pupa alle maestre e subito mi lanciai con il mannarino per prendere posto nel teatro della scuola.
Si spensero le luci e cominciò lo show: le parole non gli renderebbero giustizia.
Fu un susseguirsi incessante di canzoni e poesie a tema natalizio, con molta, molta improvvisazione. La parte migliore.
Al termine, l'associazione dei genitori (quelli bravi, quelli che si occupano dei figli anche il pomeriggio, quelli che riescono a pensare ad attitività extrascolastiche e ad accudire anche i figli degli altri. Io, ovviamente, non ne faccio parte) ha regalato ai pupetti nientepopo'dimenoche Babbo Natale. In calzini (grossa crisi anche al polo nord, evidentemente).
Cantatemi una canzone di natale chiese Santa ai bambini.
"sì" risposero in coro quelli. E si levò l'inno:
"tanti auguri a te, tanti auguri a teee, tanti auguri a mamma, tanti auguri a te"
"eaehmm, non è che sia proprio natalizia questa..." disse Santa.
"Vero" risposero i pupi. "ne conosciamo un'altra" dissero.
E intonarono:
"buon natale a te, buon natale a te, buon natale a teeee, buon natale a teeee".
Va bene, dai, sulla melodia lavoriamo il prossimo anno!

Il teatro

Per festeggiare il compleanno della Pupa, ho acquistato quattro biglietti per il teatro.
In programma, uno spettacolo di sashaman & friends, e cioè un mio ex compagno di scuola, con altri ex compagni di scuola e, secondo me, anche qualche attuale collega e un paio di giudici del Tribunale penale.
La conferma che la nostra scuola ha formato solo grandi talenti. Gente seria. Come me.
Lo spettacolo, bello e coinvolgente.
Un caleidoscopio di giocolieri, atleti, artisti.
Fra tutti, Bruce Wayne, in arte, Batman; in pratica, altro ex compagno di scuola e attuale collega. Vestito, poveretto, con una tuta che trasudava scomodità da ogni centimetro (oltre a quasi un ettolitro di sudore). Per un momento, ho avuto il dubbio che non respirasse. Di sicuro, non ci vedeva.
Segno che la crisi ha colpito anche il centro sperimentale della Wayne corporation.

Per un numero particolarmente difficile, Sashaman ha quindi chiesto al pubblico in platea il permesso di togliere la maschera a Batman.
"tanto avete capito chi è, no?" ha chiesto ai bambini.
e quelli, pronti:
"sìììì"
"e chi è?"
"è BATMAN!!"

Impossibile ingannarli.

Batman, naturalmente, ha tenuto la maschera. E ha eseguito il numero, senza errori. Del resto, è o non è un super eroe?

All'uscita, la Pupa, si confessa:
"lo sai che anche io faccio il teatro, per Natale?"
"davvero? che bello!"
"sì, faccio la recita...al parco"
"al parco?"
"sì al parco-scenico".