martedì 4 dicembre 2012

Guarda mago...

Grande festa a casa Mommy.
La casa, contro ogni aspettativa, non è crollata sotto i salti degli scalpitanti quattrenni,  il Mannaro è riuscito a rubare una decina di pizzette e ad ingurgitarle una dopo l'altra, assumendo un'espressione sempre più felice durante il pasto e strillado come un aquilotto appena restava senza, la Pupa si è divertita e l'animatrice, miracolosamente sopravvissuta, le ha trasmesso alcuni trucchi del mestiere.
Ora, la Pupa fa le magie.
La sera, recando seco alcune palle lasciate in eredità dalla maga, mi ha raggiunto in prossimità del divano, dove io giacevo tentando disperatamente di assumere le sembianze di una cosa dimenticata; purtroppo, senza successo: Pupa e Pupo M. si ricordavano benissimo di me.
"Mamma, maaaamma"
"Sìììì, amore, dimmi"
"Maaaamma, apri gli occhi che ti faccio una magia"
"UUmmhh, va bene, amore... Ecco!" Speriamo che abbia imparato a far sparire il fratello per una mezzora...
"allora, ecco tre palle, tu scegli un colore e io indovino qual è! va bene?"
"Sì, benissimo, ho capito". Erano meglio le sparizioni. La prossima volta, come animatore, faccio venire Houdinì.
"Bene, allora quale colore vuoi?"
"ummmhh, giallo?"
"Benissimo, ecco la palla gialla" mi consegna la palla.
Poi, si gira, si mette le mani sugli occhi e attacca:
"mmm fammi pensare... hai scelto la palla gialla".
NO? Davvero? Eccezionale!
"Sììì, bravissima amore".
Ride, "so fare le magie". Corre a mettere via la palla gialla.
"adesso, con un altro colore, quale vuoi mamma?"
"Blu"
Mi consegna il blu e riparte con la sceneggiata.
Occhi tappatti, espressione meditativa, poi sbotta:
 "hai scelto il BLU!!!"
Finite le palle, sono seriamente convinta che questo numero possa avere un grande successo. Meglio di Houdinì (benché una piccola sparizione momentanea del licantropetto...).

venerdì 30 novembre 2012

la mia vita con un jazzomane

Le sere a casa Mommy non sono particolarmente eccitanti.
Io e l'orco lavoriamo durante il giorno, non siamo mannari - noi no, purtroppo, il pupo, come noto, invece sì (e non serve la luna piena per risvegliare il suo istinto licantropico, è sufficiente un quarto di luna calante). Capita quindi che la sera ci ci ritrovi sdraiati uno accanto all'altra, ridotti come due stracchini dal pizzicarolo.
Ed è così, con l'aria da ricotta moscia, che ci siamo messi a guardare Jerry Maguire, l'altra sera.
Un film leggero, un film che non richiede la prontezza intellettuale di una scamorza, ma che si accontenta, per essere compreso, di due squaccheroni molli, afflosciati nel letto.
Un film che riesce persino ad elevare la squaccherona alla leggerezza della panna montata, quando mostra Cuba Gooding Jr nudo che gira per gli spogliatoi dello stadio (o anche in casa e persino un po' per strada).
Mi sentivo appunto leggera come una nuvola, non potendo fare a meno di pensare e ripensare  al fondoschiena del predetto Gooding (davvero esistono sederi così? senza peli?), quando il tato del figlio della protagonista (che poi non è altri che bridget jones, prima di ridursi ad essere bridget jones) ha  osato proporre una audiocassetta a Tom Cruise (sì, all'epoca esistevano ancora le audiocassette e io sono abbastanza vecchia da sapere cosa siano).
"usa questa" disse lo sventurato "sono Miles Davis e Charlie Parker .... nel 1963"
"Cosa????" sbottò l'Orco, ridestandosi immediatamente dallo stato di budino in cui  era caduto.
"Eh chi? Che? Cosa?" dissi io, strappata con orrore alle immagini di sederi senza peli.
"Quel tizio ha detto che Miles Davis e Charlie Parker suonavano insieme nel 1963!!! Ti rendi conto?"
"Eh?" No, in effetti, non mi rendevo proprio conto...
"Sono sicuro che non suonassero più insieme già dal 1961!!"
"ahh" Ehh, questi sì che sono problemi.

Ma ecco che l'Orco è in piedi, sull'attenti, in mezzo al letto. Corre a recuperare tutte le sue enciclopedie musicali (e cioè tutte quelle pubblicate dal 1945 ad oggi) e le spulcia come un ossesso.
Io azzardo "vabbè, si saranno sbagliati..." ma, voglio dire, a chi importa?
"Come osano? Questa è anticultura! I giovani guardano questo film e cosa imparano??"
Che ci si può depilare il sedere?
"Vorrei sapere chi è il regista..."
Mentre sto per ribattere qualcosa tipo "macchissene...", ecco che parte la musica.
L'orco è sempre più un parmigiano, dritto e attento.
"coosaaaa????"
Aridaglie.
"questo che ascoltano non è Miles Davis!!!"
io "ahhh no??" ma, cacchio, sono tutti uguali, che ti frega?
"assurdo, ridicolo, scandoloso!" continua lui "questo è charles Mingus..."
... Mingus che palle!

sabato 3 novembre 2012

le cose con il loro nome

"Mamma, vorrei mettere un po'di profumo a pisolino"
Altro che profumo! ci vorrebbero un paio di mesi a mollo nella candeggina, piuttosto.
"Non e'meglio se prima lo laviamo?"
"No, no. Ti prego"
"Ma guardalo! E'tutto sporco" che e'un modo non traumatico per spiegare alla bambina che non assomiglia piu' ad un soffice coniglio bianco e ha invece l'aspetto di una pantegana dopo l'impatto con un esercito di tir.
"Mmm allora mettiamogli un sapone"
"Senza l'acqua si sporca ancora di piu'..."
"Allora una cremina...questa per esempio"
"Quella non e'una cremina, e'... e' una specie di sapone"
"No mamma, questo e'uno scrub per il corpo. Contiene dei granuli che tolgono la pelle morta. Un po'pizzica, ma dopo sei tutto liscio"
"Ah!"
Lo dovevo capire gia'l'altra sera, quando disse "nooo le coquilles saint jacques non le mangioo!!", che e'inutile accanirsi a parlarle come se avesse tre anni.

venerdì 26 ottobre 2012

Verdure

"mamma, è vero che i broccoli sono verdure?"
"certo, amore. Perchè?"
"ma allora non sono una brutta parola, vero?"
"una brutta parola, certo che no, che ti viene in mente?"
"una bambina all'asilo dice che dire "broccoli!" è una brutta parola!"
"ma che sciocch..."
Alt. Aspetta un attimo. Forse, forse..
"ma non è che erano CAVOLI?"
...
"Ah sì, Cavoli!"

giovedì 25 ottobre 2012

superlativi

"Mamma sei la piu'morbida"
"Come?"
"Sei la piu' morbidissima fra tutte  le mamme"
Ancora loro?
Adesso stai a vedere che sono anche tutte giovani e slanciate.


sabato 20 ottobre 2012

preferenze

"mamma..."
"dimmi amore"
"lo sai che tu sei la mia mamma preferita al mondo?"
"grazie, amore! anche tu sei la mia bimba preferita"
"no mamma, ma io dico proprio fra tutte le altre mamme, tu sei la mia preferita"
"ahh behh, grazie...non sapevo ce ne fossero altre"
"si'. ce ne sono tantissime"
"ma, forse, sono le mamme di altri?"
"eh? non lo so. comunque io preferisco te"
cacchio, me la devo vedere pure con la concorrenza.
"pero', quando ti arrabbi con papa'non mi piaci tanto"
 pure?
"aehm, si'hai ragione ma..."
no dico, lui l'hai visto???
"lui mi fa arrabbiare, ogni tanto"
"lo so. lo so. ma mamma... lui e'un maschio vero?"
no, in realta', e' un orco, ma - a quanto pare -non c'e'poi una grossa differenza.
"eh gia' e' un maschio"
"per fortuna, io, te e tootsie siamo femmine"
"per fortuna, si'. per sposarsi pero'te ne potrebbe servire uno, di maschio"
"noo, mamma. non mi sposo un maschio io"
"nemmeno blandolo?"
"no, lui si sposera'sicuramente Lupo. e io ho pensato che e'meglio se le femmine si sposano altre femmine"
perche'non ci ho pensato anche io?

martedì 2 ottobre 2012

la sola

Quando il capo si affaccia sulla porta della tua stanzetta e chiede
"sei impegnatissima?",
la cosa migliore da fare è prendere velocemente la direzione dell'uscita, biascicando penose scuse ("è appena morta mia nonna...scusa" "ma non era morta l'anno scorso?" "mmm sì,  beh, un'altra..." "ma  non era morta due anni fa?" "eh sì vabbè, è la nonna di mio marito...c'ero affezionatissima...")
e, in fretta,
confondersi con la massa di disoccupati che manifesta lungo la strada (così, forse, riesci pure a rigordarti che - benché causa della tua gastrite e colite e ulcera e tachicardia e cefalea e gomito del tennista - tu un lavoro ce l'hai e non è il caso di andare in giro a lamentarsene).

"Sei impegnatissima?", infatti, sottointende "perchèc'èunacosamicidialedafareentrosubitocheèunapallaeiononc'hotempo/vogliadifarlaequindihopensatochimegliodiunachenonsadiredino?"

Quando il capo si affaccia sulla porta della tua stanzetta e chiede
"sei impegnatissima?" e poi aggiunge
"perchè avrei una questione molto interessante di diritto civile...",
la cosa migliore da fare - l'unica, in verità - è premere il tasto di autoespulsione, accendere il pacco bomba che tieni nel cassetto per i casi di estrema necessità, leccare l'antrace che nascondi in borsetta, mangiare un pacco di biscotti scaduto da dieci anni; insomma, scegliere una fine rapida, dignitosa, indolore (tutte le opzioni innanzi elencate sono indolori, se paragonate a quello che ti aspetta con la questione interessante di diritto civile).

La questione interessante di diritto civile, infatti, sottointende una grana bestiale, assolutamente incivile, che per essere risolta richiede la lettura immediata di 1.500 pagine di clausole scritte in burocratese stretto, in una materia di cui non hai sentito parlare nemmeno all'università, (nemmmeno di sfuggita, nemmeno per sbaglio), che ad una prima lettura scatena un "Ehh?machecazzè??saràmicadirittoquesto?", e che è - non c'è bisogno di dirlo - urgentissima.

La cosa peggiore da fare, naturalmente, è rispondere.

Ecco, ho appena fatto la cosa peggiore : "ma, no, sì, dipende...".

"Ah perfetto!!! ti mando tutto per posta elettronica", ha risposto lui, andando velocemente a nascondersi fra i manifestanti.

martedì 25 settembre 2012

gioie di famiglia

ci sono momenti che ripagano di ogni sacrificio.
momenti che allontano lo spettro di medea e
consentono di rimandare la visita dall'analista.
vedere tua figlia che ti scorge arrivare
mentre ti aspetta sotto uno studio medico,
vedere il suo viso che si illumina d'improvviso
quasi che avesse visto una fata vestita di luce,
senza che importi che tu sia sfatta come un budino,
che da secoli non vedi un parrucchiere,
 che il tuo incedere
- complici i piedi costretti in un paio di scarpe troppo strette e alte -
rcordi quello di un pinguino ubriaco.
e'uno di quelli.
vederla che si stacca dalla nonna
e ti corre incontro con le braccia aperte,
e'un altro di quei preziosi momenti.
sei al settimo cielo.
arrivi persino a pensare di essere una madre passabile.
e non ti accorgi, quasi,
che la piccola ti si e'gettata al collo,
 che ti e'impossibile sorreggerla,
perche'fra le braccia gia'rechi:
fascicolidisettecauseduratedieciannisoloinprimogrado,
nonche' borsa contenente:
mazzo di chiavi chemancosanpietro,
trousse per ritocchini al makeup in ufficio stiletruccatriceprofessionistaallafashionweekdimilano,
telefonino a caffettieraancoracollegatoacaricabatterieasuavoltacollegatoalpc
 (si'quando hai visto che faceva le dichiarazioni di matrimonio non hai potuto evitare di comprare quello: il piu'enorme, sfacciato cellullare che abbiano mai prodotto),
portafoglio privodicontantimacontantibigliettidavisitatesserepuntimoneteschedinescontrinifatturebancomatcartedicreditoecc.ecc., tanto insomma quanto basta a farlo somigliare ad una sansonite rigida con rotelle,
pacchi di fazzoletti formatobrancodielefantikenianicomraffreddore,
piu'varie ed eventuali (fra cui cerotti, disinfettante, pantofole, calzini da bambino usati, pannolini, shampoo e balsamo, spazzolimo da denti, rimasugli del pranzo).
quasi. quasi non ti accorgi.
perche', a dirla tutta,
il pensiero, subito dopo
"che meraviglia, mi corre incontro, mi ama,
ne e'valsa la pena", e':
"ma che fa, per dindirindina?? mi strangola???".
il numero dell'analista, prego.

domenica 23 settembre 2012

le scale

sabato pomeriggio.
dopo interminabili discussioni, un inseguimento all'ultimo respiro
fra salotto e cucina per infilare alla pupa un paio di scarpe e una maglietta - purttoppo sotto gli occhi attoniti ma attenti del mannarino (lo so che sta assimilando tutto il peggio, lo sento!) -, ecco dopo tutto questo, finalmente, usciamo.
dobbiamo fare la spesa, ma prima, da bravi genitori quali siamo, abbiamo promesso un gelato.
mannarimo e orco si sono appropriati dell'acensore. io e pupa siamo costrette all'uso delle scale.
gia'al primo gradino, attacca:
"uffa!!sono troppo stanca per fare le scale".
sottolinea le sue lamentele con oscillazioni delle braccia ed enfatici piegamenti delle ginocchia.
"ahh ma allora ti ci vuole proprio un bel gelato per recuperare le energie!!"
"macche'gelato!! mi ci vuole l'ascensore!!"

sabato 4 febbraio 2012

Come i biscotti a merenda

La città è sotto la neve. È uno spettacolo surreale e bellissimo. Piacevole da guardare con la faccia incollata alla finestra e le mani ben piantate sul termosifone.

Peccato che la città in questione non sia propriamente un passo di montagna.

Peccato che la nevicata sia andata avanti ininterrottamente per quasi 24 ore.

Peccato che i 3 cm di neve siano diventati 30.

Peccato che gli approvvigionamenti domestici scarseggino e che i supermercati, raggiungibili solo a piedi, siano chiusi.

Peccato che la casa dell'avv. Mommy & co. sia collocata su una salita al 70% di pendenza, una salita che - ora - somiglia sempre più ad una pista di sci (ma nessuno in casa Mommy sa sciare).

Peccato che la tata - incurante delle previsioni meteo - si sia data alla macchia (prudentemente vestita di bianco. Sembra che le tate in libertà sviluppino una certa predisposizione al mimetismo).

Peccato che l'Orco – saggiamente recatosi a lavoro prima della nevicata – abbia deciso di restare fuori per la notte, perché ad impossibilia nemo tenetur e lui, con l'auto 4X4, le gomme da neve e le catene di emergenza, non può proprio tornare a casa per la notte (e dire che qui sotto è appena passata una 126 rossa del 1969, senza catene – forse era persino senza ruote, ma saliva a tutta birra). Molto meglio restare in hotel a 5 stelle con le orchette e mollare me sola con i pupi.

Peccato che alla caduta del primo fiocco i pupi delle latitudini sud si trasformino in belve assetate di sangue (quelli del nord subiscono analoga metamorfosi alla vista del mare), mostri capaci di passare sopra il cadavere della madre pur di scendere a giocare con la neve.


Sì, proprio bella la neve. Un toccasana per lo spirito della pluripara abbandonata.

Ecco quindi che, per sopravvivere alla stagione invernale, la madre sola deve improvvisare infinite attività casalinghe. Pittura, abluzioni (lunghi bagni caldi…per i pupi, è chiaro. Le madri, di solito, riescono a strappare una doccia notturna bisettimanale, consumata in fretta e furia e al buio), architettura di interni ed esterni (ovvero traslochi di mobili e cuscini per creare fantasiosi rifugi e costruzioni lego) e – sopra tutto – cucina. Torte, biscotti, pizze vanno per la maggiore (una maternità equivale ad un master all’accademia del gambero rosso, due maternità a due stelle Michelin).


E così, verificata la presenza in casa di cioccolata, burro e farina (le uniche cose di cui la dispensa è sempre fornita), ho deciso di costringere tutta la famiglia in cucina.

In quei luoghi, è fondamentale mettere in sicurezza i pupi.

 Uno –  il signor fissatette – è sistemato nella carrozzina (a fissare le tette, appunto) e gli viene intimato il silenzio.

 L’altra è legata ad una delle sedie della cucina e, dopo circa un’ora di urla, strepiti, botte in testa e morsi al tavolo, si dimostra disponibile a preparare alcuni biscotti.

A quel punto, viene liberata e può sedersi sopra il bancone della cucina, pronta ad afferrare la farina e spargerla per la casa.

Ora, come tutti sanno, i dolci sono molto più buoni crudi che cotti (che cavolo li cuciniamo a fare?). Ma la buona madre di famiglia DEVE assolutamente cuocere i biscotti e, soprattutto, DEVE assolutamente impedire ai figli di mangiare l’impasto crudo (ma perché?).

E così anche io – dopo aver furtivamente ingurgitato parte dell’impasto a crudo – intimo alla pupa di mollare la presa e smetterla di mangiarsi i biscotti prima che vengano infornati, pena infernali dolori de panza e un sacco di botte.

Alla fine,  parte la scherzosa invettiva:

“BASTAA! Ti espello dalla cucina. Anzi, guarda che tu, i tuoi figli, i figli dei tuoi figli verrete banditi per sempre dalla cucina!! Fuoriiii” urlo.

Ma lei ribatte “No, mamma! Tu e i tuoi figli sarete RIMBAMBITI per sempre!!”


lunedì 30 gennaio 2012

No epidurale? No parto.

E va bene, confesso! Questa gravidanza è stata di gran lunga meno pesante della precedente.

Il primo trimestre, potevo quasi dimenticare di portare l’Abusivo nella pancia. È vero, un paio di volte ho vomitato, lo ammetto. Ma è stato subito dopo un trasbordo aereo per una sede sperduta del Cliente. E io, si sa, soffro di mal d’auto. E di mal d’aria. E di mal di mare. Insomma, vomito anche dopo aver preso l’ascensore.

Senza contare che la visione del cliente provoca sempre fitte all’addome e forti giramenti di testa.

Il secondo trimestre, ho scalato le montagne. E ancora entravo nei miei vestiti. Riuscivo ad indossare persino i jeans. Certo, la lampo si apriva da sola, accompagnata da un rumore simile a quello che può produrre un calabrone ubriaco (e cioè, zzzzz – pausa – zzz-zz-zzzz – pausa, zzzzz – pausa, stock). E certo, qualcuno se ne sarà pure accorto. Però, che soddisfazione mettere jeans non pre-maman in gravidanza!

L’ultimo trimestre è il più duro. Eppure, questa volta, sono riuscita ad evitare le gambe modello Sora Lella e solo nelle ultime settimane ho preso ad assomigliare sempre più – nel fisico, nella postura e nei movimenti – alla versione del Pinguino di Danny De Vito.

Insomma, devo ammetterlo, il Clandestino ha fatto il bravo feto, confermando purtroppo le voci che corrono sulle gravidanze: pessime quelle delle femmine, fantastiche quelle dei maschi.

Ma era ovvio che l’Alien presentasse il conto, prima o poi.

E Infatti.

Ormai prossima all’esplosione, Il 4 gennaio mi reco in clinica per essere monitorata. Benché siano giorni – e notti – che sopporto in silenzio dolorosissime contrazioni, entro convinta che mi rimandino a casa, insultando il collo del mio utero che non è incline ad accorciarsi e aprirsi al mondo prima che siano decorse le 40 settimane di gestazione.  

Ma l’ostetrica  non vuole mollarmi più, manco fosse colta da improvviso e irresistibile trasporto nei miei confronti.

Non si fa così, però. Non sono pronta. Ho ancora la valigia per la clinica a metà (e a casa). Ho assicurato alla Pupa che sarei tornata presto e fra due giorni è la befana e io non ho ancora la calza.

Così, fuggo.

Non paga, prima di rincasare e decidermi una buona volta a mettermi tranquilla,  faccio visita al supermercato, tanto per dotare la famiglia di beni di prima necessità che possano assicurare loro la sopravvivenza in mia assenza: kinder, caramelle e nutella.

Ovviamente, durante il pellegrinaggio fra i kinder, le contrazioni si fanno più frequenti. A casa, non mi mollano proprio più. Alla fine, rinuncio a malincuore alla pizza ai 4 formaggi e ritorno in clinica.

Il tempo in certi momenti non può essere misurato. Io sono convinta di aver passato ore fra atroci tormenti; in realtà, è stato tutto molto veloce.

Alle nove e qualcosa, vengo condotta in sala travaglio e rispondo alle domande dell’infermiera. Ogni tanto, devo interrompere le chiacchere per una imprecazione mentale: è una contrazione.

Alle nove e trenta, continuo a rispondere alle domande, ma l’infermiera deva fare attenzione a non scrivere proprio tutto quello che dico: le imprecazioni vengono pronunciate a voce alta e tonante.

Alle dieci, ho rinunciato a vivere dignitosamente il dolore, a mantenere il pudore e quell’allure di donnaconlepallechenoncedemai che mi porto dietro, e urlo come una pazza.  Io. E cioè quella che ha sempre sentenziato, innanzi alle partorienti ulranti: “che vergogna! Un po’ di dignità, non c’è alcun bisogno di urlare!”

Alle dieci e dieci, riacquisto la lucidità per un attimo e riesco ad inveire contro l’orco: “Ti devono venire i calcoli renali grossi come patate, bastardo!”. Poi, torno ad essere assolutamente indegna.

Alle dieci e venti, imploro l’epidurale e caccio definitivamente via dalla clinica l’Orco con parole più o meno simili a queste “VIAAA mandatelo via, è tutta colpa sua!!”

Alle dieci e trenta, alle parole “è di quattro centimetri” scambiate fra ostetrica e ginecologo, scatto su come una posseduta dal demonio, sbottando con voce non mia: “ma come 4 centimetri, cazzo??? Come è possibile solo 4???”.

Alle undici, durante un breve intervallo fra le grida, chiedo “nascerà comunque il 5, vero dottore? Ho detto a tutti che nasceva il 5”. Ricevute le dovute rassicurazioni, torno ad urlare cose irripetibili.

Alle undici e quindici, è ormai chiaro che l’epidurale non ha funzionato. Credo l’abbiano capito anche gli inquilini del numero 18, laggiù in fondo alla strada.

Alle undici e trenta, un ultimo disperato tentativo di anestetizzarmi in qualche modo.  Secondo me, è fallito.

Alle undici e cinquantacinque, l’Alien esce. Cinque minuti prima della data da me pronosticata e annunciata al mondo come l’ultima rivelazione di Fatima. Che carino!

Subito, me lo posano sulla pancia (lavarlo prima sarebbe veramente molto sbagliato?).

Lo guardo e noto con preoccupazione che è tale e quale a Yoda, il maestro jedi di guerre stellari, con le orecchie a tortellino ripiegate su loro stesse e la faccia rugosa di un vecchietto.

Le infermiere si avvicinano e mi chiedono: “come si chiama questo giovanotto, signora?”

Io le guardo e dico “Ultimo”.

Il medico mi lancia uno sguardo d’intesa e mi fa “diciamo pure Definitivo!”.

sabato 28 gennaio 2012

La punizione divina

Il 31 maggio 2011 scrivevo: non ho avuto figli maschi (grazie al cielo!)…

Da giugno, su questo blog, un grande silenzio.

Chi – dei due lettori che non sono amici o parenti - indovina cosa mi è occorso in questi lunghi mesi di assenteismo?

Ebbene, sì. Dio esiste ed è fortemente vendicativo. Quanto meno, dispettoso.

Esiste e adesso se la ride alle mie spalle. A dire il vero, sono già parecchi mesi che se la gode a guardarmi. Ma da un mese a questa parte si sta proprio sganasciando.

Beh, ormai è chiaro. Ad aprile di quest’anno, sono rimasta incinta. Come è successo? Per colpa di chi? Quando?

Non è dato sapere. Certo, dovrei avere la maturità necessaria per avere un’idea approssimativa di come nascano i bambini. Una laurea, una figlia treenne, una certa esperienza con uomini più o meno affetti da orchite, e invece ci resto fregata come una qualsiasi adolescente inesperta.

O forse no. Forse la colpa è tutta dell’Orco. Certamente è così. Probabilmente, io non ero nemmeno cosciente durante il fatto. Quasi sicuramente, dormivo.

Comunque, fu proprio durante il funerale di mia nonna. Cioè, qualche ora prima (insomma, non è che ci siamo rotolati sulla bara della cara estinta). Del resto, si sa. La morte si esorcizza sempre con la vita. E così, quella lontana mattina di aprile - come si dice da queste parti - ci sono rimasta. Di nuovo.

Come se non bastasse, il piccolo invasore era portatore del cromosoma monco, quello che produce quegli esseri inferiori comunemente definiti “maschi”.

Ed ecco che, all’ecografia di non ricordo più quale tragico mese, il medico mi disse “guardi, signora, è un maschio”

“Ma come dottore! Ne è sicuro? guardi che quella è la testa!!” balbettai io, in preda alla disperazione.

“Signora” mi rispose, mentre mi guardava comprensivo “quello è indiscutibilmente il sedere , poi, per carità, può darsi che suo figlio avrà anche una testa di cazzo, ma questo l’ecografia non ce lo può dire”.
Eh, l'ecografia no, ma la genetica sì.
E infatti, proclamai: “ha preso tutto dal padre, il pisello e pure la testa!”.