Esiste un telefono per ogni problema.
Non mi riferisco ai cellulari di ultima generazione, quelli che promettono di risolverti la vita, tenendoti in contatto perenne e continuo con il resto del mondo, e che invece te la rendono impossibile; primo perchè per imparare ad usarli perdi due anni di vita e ti sale la pressione alle stelle, secondo perchè restare sempre connesso, raggiungibile anche quando finalmente ti sei concesso la ceretta o stai vomitando in bagno o mangiando mezza ciotola di insalata scondita, è quanto di peggio possa capitare nella vita.
Parlo dei telefoni "amici", quei centri di ascolto che aiutano le persone in difficoltà.
Un'iniziativa, senza dubbio, di enorme importanza, che va sostenuta e incoraggiata.
Come ho detto, esiste un telefono praticamente per tutti.
Per le persone sole, c'è il telefono amico.
Per i bamini, c'è il noto telefono azzurro.
Per le donne maltrattate, c'è il telefono rosa.
C'è persino il telefono nonno.
Non sono riuscita a reperire informazioni su quest'ultimo (ho solo visto i cartelloni per le strade della città).
Immagino, quindi, che si tratti di un numero verde dedicato ai nonni.
Eh sì, perchè se fosse un centro di ascolto per anziani, magari soli, si chiamarebbe "telefono vecchio" o, tanto per non far pensare ad un centro di ricovero per i telefoni SIP da muro, "pronto Anziano".
Mi viene quindi da credere che il Telefono nonno si rivolga proprio ai nonni.
Questi nonni maltrattati, vittime della natalità, presi in ostaggio 12 ore su 24 dai nipoti.
Questi nonni costretti a camminare a quattro zampe, a spingere pesantissimi passeggini su per le salite, a sostenere gobbi e ansimanti le biciclette, a giocare a pallone sotto il sole cocente.
Questi nonni obbligati a sedute ininterrotte di baby sitting fine settimanali, a trascorrere le vacanze con tre, quattro nipoti al seguito, alle conseguenti discese al mare, con carovana di pupi e carico di giochi al seguito, o, peggio, alle salite in montagna con bimbi urlanti e sfaticati.
Quando ho saputo del telefono nonno, per un attimo, ho pensato con pena alla oberata categoria nonnesca. Poi, ho cominciato a provare un certo fastidio.
Non per il fatto che potrei maltrattare i "miei" nonni più e meglio, ma per la consapevolezza che la categoria cui io appartengo non è in alcun modo rappresentata.
Non v'è alcun telefono cui può appellarsi la mamma in difficoltà.
Nessun numero da chiamare quando, la notte, alla trentaduesima levataccia per urla di pargola, la mamma è in lacrime e in preda al delirio.
Nessuna voce amica da interpellare all'ora dei pasti, quando il grido "non VoLIO" si leva alto nel cielo insieme al piatto di spaghetti o passato di verdure appiccicoso (che, poi, però, ricade sulla testa della mamma appena uscita dal parrucchiere, dopo 2 anni di assenza forzata dai saloni di bellezza).
Nessun "amico", telefonico o meno, cui rivolgersi, quando la cacca fuoriesce dal pannolino, si spalma sul fasciatoio, sulle mani , sui vestiti di adulti e bambini, obbligando la mamma a trenta lavatrici di emergenza e ad un bagnetto supplementare, nonostante siano le tre di notte.
La verità è che con la maternità si rinuncia al proprio tempo, alla libertà e al diritto di denunciare i quotidiani e ripetuti maltrattamenti subiti dai propri figli.
Nell'attesa che un unico sorriso dei pargoli faccia dimenticare le fatiche e i maltrattamenti subiti, l'unica facoltà che resta alle mamme è lamentarsi, in particolare con nonni e mariti.
Per farlo al meglio, suggerisco a tutte di regalare all'intero clan familiare un telefonino di ultima generazione, così che tutti siano sempre connessi e possano partecipare in diretta ai risvegli notturni, alle scariche di diarea e ai gioiosi pasti in famiglia.
Oh oho! Oggi siamo in modalità: vendicativa.
RispondiEliminaEh, le gioie della maternità...
Veramente è già qualche giorno...
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