giovedì 10 marzo 2011

Baby b-lo(a)w

In qualità di avvocato, non posso esimermi dal dedicare un certo numero di ore al mese all'aggiornamento professionale, e dunque ai convegni.
Non è una scelta, è un obbligo.
Poiché nessuno è interessato alla materie con cui io devo fare i conti tutti i giorni (al contrario, quasi tutti le rifuggono come la peste), sono costretta a partecipare a convegni dedicati ai temi più svariati, per me privi di concreto interesse
Ieri, invece, ho avuto la fortuna di partecipare ad un convegno interessante ed estremamente piacevole.
Titolo: la donna avvocato nella Comunità Economica Europea.
Sottotitolo: come sopravvivere al lavoro, ai figli, ai mariti, ai nonni rimbambiti, ai pets, ai tribunali, ai colleghi, ed essere donne felici.

Le brave relatrici, dati e statistiche alla mano, hanno esposto brillantemente quella che è la condizione lavorativa delle donne, e in particolare mamme, avvocato: una tragedia!

Ecco i dati.
A parità di età e di livello, le donne guadagnano circa l'80% in meno degli uomini.
Oltre il 90% delle avvocatesse (un termine allucinante, lo so. Purtroppo, non esiste altro per definirci. L'avvocato è stato maschio per così tanto tempo che la lingua ha potuto svilupparsi facendo a meno del genere femminile. Oggi, quindi, ci tocca fare i conti con l’orrido suffisso) si cancella dall'albo entro i 4 anni dall'iscrizione.
Attualmente, la rappresentanza dell'avvocatura romana annovera solo tre membri di sesso femminile su 15.
L'organo che rappresenta l'avvocatura nazionale in Italia è composto esclusivamente da uomini.

La condizione peggiore, a detta delle relatrici, è quella di chi lavora in grossi studi legali, sottoposta a boss di sesso maschile, con orari da dipendente e senza alcuna autonomia,  ma con tutte le fregature del lavoratore autonomo (e cioè l’iva e l’obbligo di pagarsi i propri contributi, oltre a nessuna garanzia di assistenza per malattia, invalidità, maternità, ecc. ).
"Pensate" ha detto con orrore una delle prime colleghe ad intervenire "negli studi associati, ci sono donne che lavorano 10 ore al giorno, per 1.500 euro lordi al mese, senza alcuna garanzia sull'avanzamento di carriera".
Ho seriamente sentito l'impulso di alzarmi per gridare "sono qui, sono qui! sono io!".
Mi guardavo intorno, mentre tutte annuivano, chiedendomi "ma davvero sono così sfigata?".
Il cerchio, però, non era ancora chiuso.
"Alle donne è stato consentito l’accesso alla avvocatura solo nel 1919. Ma, anche quando sono state ammesse a svolgere la professione, molte non godevano di alcuna libertà, impiegate negli studi paterni e sottoposte alle norme del padre".
Mi sono girata a destra e sinistra, cercando qualcuna che si sentisse tirata in ballo come me. Sottoposta alle norme paterne? Ma quando mai?
Sottoposta, non rende a sufficienza l’idea. Io sono decisamente sottomessa. Uno zerbino.
Non solo lavoro con mio padre e i suoi scagnozzi, non solo vengo pagata la anzidetta miseria lorda, ma, per garantire la sopravvivenza a me e alla prole, ricevo ancora una umiliante paghetta, sulla quale pago l'IVA!
E certo. Bisogna essere onesti.

Mentre io affondavo sempre più nella poltrona, cercando di nascondermi, il convegno andava avanti.
Quando sono stati esposti i risultati di una ricerca che ha dimostrato che le donne sono discriminate non perché non all’altezza, ma perchè più brave degli uomini, i pochi maschi rimasti in platea si sono dati alla macchia.

Il muliebre consesso, invece, è andato avanti nell’analisi e ha azzardato una soluzione: per godere di una vita privata e professionale dignitosa, per prima cosa, bisogna cambiare il proprio atteggiamento.
Diventare donne macho è sconsigliato, meglio coltivare la propria femminilità, mostrarsi sicure e motivate, senza essere aggressive, e ipotizzare una diversa organizzazione del lavoro, così da conciliare lavoro e famiglia.
Anche una maggiore partecipazione degli uomini alla vita familiare sarebbe gradita. Ma questo, secondo le relatrici, è un dato che possiamo dare ormai per assodato.
Gli uomini che non collaborano in famiglia sono destinati all’estinzione.
Sarà. Ma, se devo essere sincera, i maschilisti che mi circondano non mi pare si stiano estinguendo. Piuttosto, stanno ingrassando.
Le nuove generazioni, invece, mi riempiono di speranza.
Per la festa della donna, la Pupa ha voluto portare i fiori al padre.
“ma come” le ha detto la nonna “i fiori sono per le donne, per la mamma”.
“No, nonna” ha spiegato lei “i fiori sono per papà, perché papà senza fiori piange e poi non pulisce più la casa!”



2 commenti:

  1. Il tuo ottimismo nasce daal fatto che hai una figlia femmina...e naturalmente questo ti inorgoglisce, anche perchè la Pupa è particolarmente intelligente.

    Ma la mia condzione è davvero miseranda e senza barlumi di sperenza: oltre a lavorare nel meraviglioso studio che hai così mirabilmente descritto ti ricordo che sono madre di due esemplari maschili, che ancora credono che la "lavanderia" sia luogo proibito agli "uomini", che la camicia azzurra possa essere indossata solo dal papà, e che il momento più bello della giornata della mamma sia quello in cui scalda il latte per loro (mansione che non si accetta venga svolta dal papà.

    Ieri il grande dei miei figli (4 anni) mi ha chiesto:"è vero che gli uomini sono più forti?".
    " No, non è vero, e comunque la forza non si misura solo con i muscoli".
    " Certo, vale anche chi corre più veloce...è vero che i maschi sono più veloci?"
    " No, non è vero, la velocità dipende dall'allenamento. Vince chi si allena di più".
    " Ma mamma, le donne devono cucinare, come fanno ad allenarsi?"

    Ho forse speranze?

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  2. Letto il tuo commento (e finito di sbelliccarmi dal ridere), ho preso una decisione:

    costituirò un tour operator e lo chiamerò "il salva madri di maschilisti indefessi" (lo SMMI).
    Ti offro di inaugurare il servizio, con un pacchetto vacanza di una settimna a casa mia.
    Vedrai che li trasformo in strenui sostenitori della causa femminile.
    I piccoli sono ancora recuperabili con poco. Due giorni con me e la pupa e saranno come nuovi!
    PEr il grande - intendo il grande vero, quello che ha più di 4 anni - temo che, per ottenere dei risultati appena accettabili, dovrò applicare metodi più drastici (penso che mi ispirerò ad arancia meccanica).
    eh, ma lì, c'è molto da lavorare.

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