Mi ha chiesto da fumare, ma io no, non fumo più.
Ha tirato fuori delle sigarette (ah! ma ce le ho, ha detto).
Mi ha chiesto da accendere, ma io no, non ho accendini, ché, come ho detto, non fumo più (beh, a parte quelle che rubo a fidatissimi amici e/o parenti, ma si tratta di un furto su commissione di me stessa all'unico scopo di farli fumare meno, con beneficio della loro salute).
Mentre gli indicavo dove poteva trovare un accendino (e cioè, come è noto ai più, dal tabaccaio), ha sfoderato l'arma segreta. "Guardi" mi dava rispettosamente del lei "non vorrei allarmarla, ma ho visto un insetto che si insinuava furtivamente nel suo stivale" (non aveva un eloquio così raffinato, ma il concetto era quello).
é ovvio che il dubbio che fosse una cazzata mi è balenato nel cervello, però, diamine, un insetto! A quale donna sana di mente piacerebbe aver un insetto sulla gamba?
Beh, non a me. Io al sol sentire la parola insetto divento una pazza nevrotica. Ho la classica idiosincrasia da artropodi, un' aracnofobia all'ennesima potenza e ho sempre pensato che il film più spaventoso della storia sia Indiana Jones e il tempio maledetto, nella parte in cui servono scarrafoni fritti per cena, ma ancora più in quella in cui piovono millepiedi di circa mezzometro, insieme a ragni, cavallette giganti e scarafaggi, dal soffitto (se ci fossi stata io Indiana Jones moriva all'inizio del film).
Ed è così, una stanza piena di insetti striscianti e scrocchiosi, che salgono dal basso e cadono dall'alto, che io mi immagino l'inferno.
Ed é chiaro che il marinaio sapeva cosa faceva.
Stranamente, comunque, io sono rimasta parzialmente calma (la calma innaturale del folle). E lui ne era chiaramente stupito.
Gli ho chiesto "che tipo di insetto? uno carino o brutto?"
E lui, con la forza dell'abitudine, ma comunque colto di sorpresa, "non so, mi pareva, forse, un ragno".
Ragno?????????
La parola magica che fa scattare decine di centinaia di donne in piedi sul tavolo urlando come forsennate: "TUUU, UOMO, SALVAAAMMIIII".
Io, però, sono una madre di famiglia e ho mantenuto il controllo di me stessa.
"Ahh bene" ho biascicato a denti stretti "raggiungo la macchina e controllo".
Ovviamente, si è sentito in dovere di seguirmi, per potermi aiutare e per verificare, ha detto lui, se per caso avesse avuto le traveggole.
E, sì, chiaramente, aveva avuto le traveggole.
Mentre lo osservavo accovacciato davanti a me che si rigirava in mano il mio piede sudaticcio e puzzolente(sfido io a non avere i piedi sudati dopo aver calzato stivaloni da bikers con punte e rinforzi di ferro), chiedendomi quanto in basso potesse scendere un uomo, ho capito.
Credevo che non ci fosse niente di peggio che perdere i pantaloni mentre si corre dietro l'autobus e restare in mutande in mezzo alla strada (come mi è capitato quest'estate), ma sbagliavo, farsi palpare i piedi, di prima mattina, da un marinaio feticista in crisi d'astinenza è peggio.
Quando io ero piccola i marinai portavano un gran fortuna e, al primo avvistamento di berretto bianco e cappottino blu, si faceva a gara a dire: "Marinaio! pizzico a te, fortuna a me".
Io, scorta all'orizzonte la sagoma di un arruolato in marina, mi affretterò a dire a mia figlia: "Allaccia bene le scarpe, amore".