martedì 17 maggio 2011

L'incredibile imbecillità di una madre

Chiusa una certa fase della vita, pensavo di aver definitivamente risolto alcuni problemi.
Pensavo che certe insicurezze me le fossi lasciate alle spalle. Che, passata l’adolescenza, finito il liceo, mai più avrei dovuto lottare con l’incubo dell’inadeguatezza, dell’aspetto fisico, delle mie limitatezze.
E invece.
Sono diventata mamma e mi ritrovo a rivivere gli stessi problemi. E non ho dovuto aspettare il liceo, è bastato mandare la pupa al nido.
è bastato sentirla dire che i compagni di classe sono “battivi e antipatici” perché le dicono “blutta”.
Ed ecco che l’incubo ricomincia. Peggiore di prima.
Ecco che riemerge la mia limitatezza, la mia sconfinata imbecillità,  le ossessioni che credevo sopite.
E con aggravanti, perché ora, volente o nolente, sono adulta e devo trovare la soluzione al problema, ammesso che un problema esista (ma convincere me stessa del contrario oserei dire che è impossibile).
Cosa fanno le altre mamme quando scoprono che la loro adorata figlioletta di due anni è vittima di bullismo all’asilo nido? Che gli altri bambini - quei mostri - la mettono da parte, non le passano i giochi, la spintonano e le dicono che è piccola e brutta?
Sono quasi sicura che dirle di spaccare la faccia agli altri bambini non sia corretto.
Immagino che definire le sue compagne di classe “brutte ochette” non sia la mossa giusta.
Sospetto che spiegarle che le piccole oche un giorno saranno ciccione botuliniche senza cervello non sia politicamente corretto.
Dubito che confessarle che i maschietti non hanno altro mezzo che la bruta fisicità perché i loro piccoli cervelli addormentati proprio non c’arrivano fosse l’approccio giusto.
E mi sono anche convinta che fosse meglio evitare di aspettare le madri dei pupi fuori dalla scuola agitando una mazza da baseball fra le mani.
E così, le ho detto che è bella, naturalmente; che questi bimbi attraversano un momento difficile e che lei deve sempre essere gentile con loro, così la smetteranno.
Ho anche cercato di essere convincente.
Da quel momento, però, ho cominciato a sentire un peso nel cuore.
Mi sono accorta che il suo sorriso assomiglia al ghigno di un buldogg più che all’espressione angelica delle maledette compagne di classe.
La notte, mentre dormiva, sono entrata furtivamente nella sua stanza e ho tentato disperatamente di sistemarle i capelli a copertura della testa… ammettiamolo, un po’ quadrata (ricordo ancora il pediatra che la maneggiava come fosse il cubo di Rubik, chiedendo: “ma la metti a dormire sempre da un lato? hai provato a girarle un po’ la testa mentre dorme?”. Sì, volevo dirgli, la giro come le bottiglie di Champagne francese. Poi, fortunatamente, entrò l’Orco nella stanza delle visite, il pediatra capì e mi disse “ah vabbè, falla pure dormire come vuole”).
Ho tirato giù la frangetta sul monociglio, pregando in cuor mio che l’età della ceretta arrivi presto.
La mattina, quando mi ha raggiunto con la solita capigliatura a carciofo elettrificato, mi veniva da piangere a ripensare ai boccoli morbidi delle smorfiosette.
Nel tentativo di contenere i danni, le ho raccolto i capelli in due codini e li ho fermati con dei fiocchi.
Poi l’ho incoraggiata: “vedrai che oggi c’è Alicetta e lei è tanto brava e buona, vero?”
“No, mamma, anche lei è battiva” mi ha risposto, triste.
No, anche lei, no! Ho pensato, mentre mi sentivo come Giulio Cesare morente di fronte alla mano insanguinata di Bruto.
Le ho chiesto in un lamento “come? perché?”
“Perché non vuole mai prestare i giochi a me!”
“Ah! Capisco. E tu li presti sempre a tutti, i giochi?”
“IO? NOO,  io mai!”
Brava amore, brutta sì, ma scema no!

2 commenti:

  1. L'amorino mio non è scema e nemmeno brutta!
    Non mi ti trasformare in una mamma che riversa le sue paure passate sul presente della pupa...

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  2. Eh! già lo sono! comunque, in parte, ho risolto, ricorrendo all'unico mezzo che può sopire certi timori e rinfrancare l'umore: il parrucchiere!!! :)

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