C'era aria di rivoluzione allo studio dell'avv. Mommy.
Lamenti di corridoio, rivendicazioni più o meno espresse e molto altro che a me non è dato sapere.
Fu così che venni convocata dai grandi capi, in riunione.
Sola contro di loro. La cosa è grave. Non c'è nemmeno nonno mommy.
"Sai tu non ti sei lamentata, ma abbiamo ricevuto qualche recriminazione...lo sai?"
"Lo so"
"ah ecco, beh, sì, insomma, i tuoi colleghi dicono che guadagnano troppo poco..."
Non sono d'accordo, ma chi me lo fa fare di dire qualcosa?
Taccio.
Il capo dei capi prosegue: "e in effetti, è vero", naturalmente, poi precisa "guadagnamo Tutti poco".
Anche in questo caso non sono d'accordo. Ma il silenzio è d'oro.
"Quindi abbiamo pensato di pagarvi noi i cellulari..."
Ah beh questo è risolutivo. Dovreste pagarmi la tata, piuttosto. Questi i miei più intimi pensieri, rimasti, saggiamente, inespressi.
"e di dividere fra voi giovani una percentuale del fatturato..."
"Ok, ma sai che a me quello che guadagno va bene. Quello che non mi va bene sono le tasse che ci pago sopra" dico io.
"Sì, ormai è così per tutti. Ma venendo a noi, monitoneremo l'attività che svolgete, così da decidere come ripartire quella percentuale dei guadagni" prosegue lui.
"bene" è una vita che chiedo questo tipo di controllo. Non certo per ottenere percentuali più alte sul fatturato, ma perchè ritengo fondamentale che chi dirige lo studio sappia cosa fanno i suoi collaboratori. Vivo nel terrore che mi capiti qualcosa e le mie pratiche si perdano nel dimenticatoio. Così, almeno, potrò morire in pace.
La conferenza, però, non è finita. Il capo dei capi va avanti.
"Capisci, però, che così le cose non possono durare..."
Ah no?
"Non è che potete fare i dipendenti a vita per trentamila euro all'anno!"
Ah no?
"Dovete crescere..."
"certo" intervengo, tanto per dire qualcosa, senza dire niente.
"Sai gli altri hanno tutti il doppio lavoro che gli da molta visibilità, l'università. Tu invece..."
Ho due figli e un marito.
"Devi trovare un altro modo..."
"Eh sì" con l'università credo proprio di aver chiuso.
"Scrivere articoli, partecipare a convegni...non so..."
Interviene il boss in seconda "noi poi ti aiuteremo, naturalmente".
Come avete fatto quando ero in maternità? Quando andavo in udienza con il bambino di un mese e le tette al vento, perchè nessuno poteva sostituirmi?
Taccio, chissà, magari questa volta andrà meglio.
Riprende il capo dei capi "conoscevo un'avvocatessa che aveva trovato un altro modo per trovare clienti..."
Risatine.
"Mi stai suggerendo qualcosa, perchè ritieni che io non sia in grado di fare altrimenti?" Interrompo, sarcastica e piccata.
"No, figurati. A te non ti ci vedo proprio ad applicare quel metodo..."
Cosa, cosa???
"Come sarebbe?"
"No, dico, non mi pare appropriato..."
"Guarda che io posso rendere prestazioni sessuali come chiunque altra..." mi alzo e me ne vado.
Ma non ho capito... senti questo. Cosa avrei in meno di un'olgettina, per dire? (In meno niente, ho parecchio di più fra fianchi e girovita).
Ma guarda te. Prima ti dicono che devi maturare sul lavoro e che, per te, la cosa è particolarmente difficile; poi, metteno pure in dubbio le tue capacità seduttive.
Offesa, mi allontano e penso:
"tanto li frego. C'ho già in mente un paio di bambini dell'asilo che vogliono divorziare dai fratelli (una è mia figlia) e almeno altri tre che vogliono fra causa alla maestra".
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