giovedì 18 aprile 2013

Una telefonata

Giaccio seduta alla scrivania, circondata, sovrastata, assediata dalle pratiche. Affogo.
Chi entra in stanza ha difficoltà ad individuarmi. Sono un puntino nero, nascosto da decine di faldoni grondanti carta.
Vorrei piangere.
Ma piangere mi porterebbe via 15 preziosissimi minuti,  magari anche una mezz'ora,  e non ce l'ho tutto questo tempo da versare in lacrime.
Non ho tempo da sprecare con alcun tipo di liquido corporeo.
Contingento anche la pipi': non più di tre uscite dal muro di pratiche al giorno, per il bagno. Ho anche pensato ad un collegamento diretto, che so, una specie di catetere, ma ogni tanto qualche cliente passa nella mia zona ed è già abbastanza difficile giustificare gli stivali da bikers.
Lo so, sono cose da pazzi, ma questa - certi giorni - è proprio la mia vita.

Quando arriva sera, sono stremata.
Mi bruciano gli occhi, sono rossi e spenti.
Vedo lo schermo del pc a righe, avanza verso di me, come danzando.
Così, mi viene l'idea di chiamare il dott. Occhioperocchio: l'oculista.
(Ovviamente, le telefonate sono concesse solo nel corso degli spostamenti: casa-scuola, scuola-lavoro, lavoro-supermercato, tribunale-corted'appello, sezione prima- sezione ottava, stanza-bagno, ecc.).

"Pronto" dice Occhioperocchio.
"Dottore, buonasera, sono l'avv. Mommy, come sta?" io chiedo sempre "come sta", a tutti, in ogni frangente (naturalmente, sono preparata a risposte tipo "avv. mi ha chiamato in ospedale, dove sono ricoverato dopo essere stato investito da un autobus, come vuole che stia?").

Ma Occhioperocchio, per fortuna, dice "bene, avv., e lei? Mi dica..."
"bene bene, grazie, ma ho un po' di fastidio agli occhi, ci vedo di meno, bruciano" altrimenti, voglio dire, perché avrei chiamato un oculista?
"beh, prenoti una visita con la mia segretaria..."
"no, no dottore!" Lo interrompo "Che visita!? No, no, non posso!"
No dico, non ho tempo nemmeno per fare pipì, ci manca che vado a farmi visitare da un medico! "Non ho tempo dottore, non mi può dire qualcosa al telefono?"
Mi risponde con voce lenta, paziente, simile a quella che si usa con i matti:
"Io, avv., faccio l'oculista. Cosa le posso dire, senza visitarla?"
Mamma mia, questi dottori, fissati con anamnesi, diagnosi, visite specialistiche, esami... ma lo sanno che c'è gente che lavora?
"Ma non so...pensavo che mi potesse prescrivere delle goccine per occhi stanchi. Tipo... Come si chiamano? Lacrime artificiali..."
Per un momento penso all'assurdità della vita, non mi concedo le lacrime vere e poi mi sparo nel bulbo oculare quelle finte. Pagandole.
Ma subito scaccio via questi inutili pensieri e proseguo:
"Pensi che stasera ho visto lo schermo del pc ballerino. Si muoveva e veniva verso di me. E sembrava a righe!!"
C'è un momento di silenzio.
"Va bene, avv., ora le do il nome di alcune gocce, ma intanto si segni questo numero...".
La voce è sempre quella, quella dei matti.
E allora dico:
"grazie dottore, ma, guardi, ho già il numero di un ottimo analista, di una psicoterapeuta e di un neuropsichiatra..."
Me li hanno dati altri, prima di lei.

"Benissimo, e ora si segni anche il numero del tecnico del computer, per cortesia"

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