Il destino, si sa, è crudele.
Gli spermatozoi, di più.
Quell'impavido, sciagurato, maledetto girino che si è divincolato nel collo del mio utero ed è approdato al mio solitario ovulo era crudele, molto spiritoso e pure un po' stronzo.
Portatore di una nuova specie, una specie che sicuramente dominerà l'universo nel giro di un paio di generazioni, una specie che - senza alcun dubbio - farà fuori tutte le mamme, in cinque, al massimo sei anni: i pupi mannari.
Io ho partorito uno di questi mostri.
Da subito, il mannarino si dimostra furbo, mendace e ingannatore.
Uscito dal ventre materno, quasi non piange. Resta inerme ad osservare la madre, sornione. Sembra buono. Si finge buono. Inganna tutti: medici, ostetriche, parenti.
In verità, si sta preparando.
La madre, ignara e sognante, esce dalla sala parto convinta di aver fatto un affare: un bambino, carino, facile da partorire (né troppo grosso, né troppo magro), con tutte le cosine al suo posto, bravissimo a ciucciare (esce già attaccato alle tette) e con un buon carattere.
Passano pochi minuti, e i conti non tornano.
Nella solitudine della stanza della clinica, il pupo comincia a rivelarsi per quello che è: un mostro disumano!
Appena nonni, padri, zii e dottori escono dalla stanza, il pupo si agita.
Al calar del sole, il pupo comincia ad intonare un lamento.
Scocca la mezzanotte e il pupo apre le fauci. Non le chiuderà sino all'alba del giorno dopo.
Per tutta la notte, urlerà alla luna. Se la luna non c'è, urlerà alle stelle. Se anche quelle non ci sono, alle nuvole. Soprattutto, urlerà contro di voi che avete avuto la sventurata idea di metterlo al mondo.
Esigerà di attaccarsi alle tette ogni trenta secondi, per tornare ad urlare immediatamente dopo.
Così, trascorreranno i primi 6 mesi.
Al sesto mese, il mannarino subisce una prima mutazione.
Il latte materno non gli basta più, comincia quindi ad ingurgitare tutto quanto riesce a trovare in giro.
Le deliziose pietanze preparate dalla madre con tanto amore, invece no.
Quelle le sputerà. In faccia alla genitrice. Sul soffitto. Sul nuovo tappeto persiano. E sui muri pittati di fresco.
All'anno di vita, ecco un'altra metamorfosi.
Il pupo comincia a mostrare i tipici caratteri del mannaro anche nelle ore diurne.
Quasi nessuno dirà più "che bel carattere!", "che bambino buono!".
Al contrario, i genitori cominceranno a ricevere sguardi di commiserazione e comprensione.
I vicini lasceranno nella cassetta delle lettere numeri telefonici di centri ascolto, confezioni di valium e tappi per le orecchie.
Dal dodicesimo mese, infatti, il mannarino si trascinerà per la casa, mostrando segni di indolenza verso tutti e tutto.
Fingerà di non saper camminare.
In verità, potrebbe farlo. Se solo ne avesse voglia!
Fingerà di non saper bere da solo. Potrebbe, saprebbe farlo. Ma perché consumare preziose energie, quando qualcuno può tenere il biberon al posto suo?
Fingerà di abbracciare la sorella. In verità, terrà sotto controllo la direzione dello sguardo materno e, non appena lo vedrà diretto altrove, assalterà la sorella con pugni e morsi. Si metterà, poi, a piangere, tenendosi la testa con una mano e indicando con l'altra la consanguinea.
Fingerà di non saper impugnare penne o matite. Ma, quando nessuno vede, correrà a disegnare sui muri della casa e poi porterà le matite nella stanza della sorella.
Non chiamerà mai "mamma". Al limite, potrà definire il padre "mamma", con intento dispregiativo. Saprà pronunciare il nome della tata, non importa quanto questo sia impronunciabile.
Dirà perfettamente "No", accompagnandolo anche con eloquenti gesti della testa e delle mani. Sarà in grado di dire "bagnetto", "pappa" e "cioccolata al latte con le nocciole".
Ma, mai e poi mai, si rivolgerà alla genitrice chiamandola "mamma". Emetterà, invece, dei suoni gutturali, che suoneranno tipo "ehhhaaarrrggg" e che avranno un significato inequivocabile: "VIE.NI.QUI.SU.BI.TO!".
Continuerà a vomitare su muri e tappezzeria qualsiasi cibo preparato per lui.
Mangerà qualsiasi cibo che la genitrice abbia preparato per sé. Apprezzerà, in particolare, cime di rapa, peperoncino, curry piccante, verdure di stagione ben ripassate con aglio, cipolle crude e cosce di rana.
Si arrampicherà lungo i mobili della cucina per rubare ogni sorta di merendina/biscotto/dolcetto presente in casa. Se ricoperto di cioccolato, mangerà anche il torrone.
La notte, continuerà a svegliarsi una media di dieci volte. Si sveglierà comunque alle sei di mattina, pronto per giocare.
Prima di dormire, esigerà nell'ordine:
- cambio del pannolino, con spernacchiamento dell'ombelico,
- massaggio all'olio,
- latte caldo con tre biscotti,
- canzoncine e musica,
- lettura di libri, possibilmente interessanti (altrimenti, comincerà a sbuffare, quindi attaccherà con il tipico lamento mannarico "ueehhheaarggg", tirando fuori gli artigli, e lancerà il libro contro il muro, sfondandolo),
- dondolamento con massaggio alla schiena, fra le braccia della genitrice.
Comunque, rifiuterà di addormentarsi, se non in presenza di una o più odalische (madre, tata, nonne), meglio se sedute a terra, al fianco del lettino, con mano incastrata fra le sbarre contenitive a tenere la sua zampa pelosa.
Si alzerà più e più volte per verificare la presenza delle odalische.
Si risistemerà nel letto, sbuffando e picchiando il cuscino. Infine, fingerà di dormire.
Per l'amor di Dio, non vi muovete! (hanno anche scritto un libro, mi pare, sul tema: "non ti muovere". Ecco. Non fatelo!)
Non sta dormendo, vi sta mettendo alla prova.
Se osate muovervi, è la fine.
Comincerà ad urlare.
Poi vomiterà.
Gli usciranno zanne, artigli e peli.
E non sarà soddisfatto fino a che non avrà conquistato le uniche cose che realmente desidera: il vostro letto e la vostra cioccolata.
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