Le mie colleghe sono tutte bionde.
Le mie colleghe sono alte e magre.
Le mie colleghe indossano ogni giorno i tacchi.
Mai le ho viste indossare lo stesso abito due volte. Non parlo della stessa mise ripetuta due giorni di fila (orrore!!). Intendo proprio due volte, in assoluto.
Persino i soprabiti variano di giorno in giorno.
Immagino le loro case come un'enorme, infinita, opulenta cabina armadio. Loro dormono nel centro, in un letto rosa, tondo, con materasso ad acqua, e i vestiti ruotano tutti intorno alla stanza. Il soffitto è di specchi. La cucina non c'è. Che se ne fanno? Ogni sera hanno un diverso invito a cena.
Le mie colleghe, per di più, viaggiano. Viaggiano per svago e interesse, certo. Le ho sentite organizzare week end romantici per le capitali del mondo e ponti alla beauty farm per sole donne.
Ma viaggiano pure per lavoro, spedite, con cadenza infrasettimanale, in giro per l'Italia, per irrevocabile decisione dei boss di studio.
Una macchina con autista le recupera sotto casa e le conduce in areoporto. Lì trovano ricovero nella sala vip & business di qualche ricca compagnia aerea, sino alla partenza.
Giunte a destinazione, vengono accompagnate in Hotel. Svolgono il compito per cui sono state convocate, per il quale si impiega di solito un tempo piuttosto limitato e poi - dato che comunque non si può mai sapere quanto ci vorrà e dunque i viaggi si programmano per almeno un giorno - possono avvalersi di diverse ore per godersi la città, cenare fuori, fare cose e vedere gente.
E quando poi giunge la sera, possono scappare a dormire in albergo. Fra mille coccole. Su lenzuola pulite. Senza rigurgiti. Munite del cartello do not disturb da appendere alla porta. In solitudine e silenzio.
Una pacchia.
Intanto io, mille miglia lontana, sono già al quarto cambio di pannolino, alla seconda pulizia del vomito e al terzo lavaggio delle fosse nasali.
A me tutto questo è precluso: i viaggi, l'autista, l'aereo, le cene fuori.
Non mi ci mandano. Non più. L'unico posto dove il boss ha detto che mi manderebbe è il Sudan. Pare che lì, in Sudan, ci siano dei trattamenti, riservati solo al gentil sesso, che a me farebbero un gran bene. Così dice lui.
Sino ad oggi pensavo di non viaggiare - nemmeno caricata su un cargo per il Sudan - per compassione.
Mi figuravo boss, super boss, gran capo e boss in seconda a confabulare fra loro:
"poveretta, ci manca solo che la mandiamo in giro per il mondo, ma l'hai vista com'è ridotta?", "lasciamola tranquilla, sono due anni che non dorme",
"e poi l'ultima volta che ha preso l'aereo ha vomitato" (beh, ma ero incinta),
"ha vomitato anche quella volta che ha dovuto fare quindici piani in ascensore nella sede del cliente" (beh, ma soffro di mal d'aria).
Dentro di me mi ribellavo con tutte le forze a questo trattamento: ma Porcapalettazozza, non ci arrivate?? Proprio perché sono una madre derelitta e insonne VOI DOVETE mandarmi via! Fatemi dormire in hotel, o anche in mezzo ai leoni del Sudan, che non possono esser peggio del mio pupo mannaro, ve ne prego!
Li imploravo con gli occhi, ma quelli erano sempre intenti a guardare le colleghe bionde.
E così le mie preghiere rimanevano inascoltate.
Oggi, però, ho avuto la sensazione che non sia la compassione a muovere le ruote dello studio, ma l'opportunità.
E così, per ragioni di opportunità, anche io verrò finalmente spedita in viaggio per lavoro.
Sì.
Purtroppo, non ho avuto tempo per godere della notizia che ho appreso quanto segue:
- dovrò recarmi con la mia sgangherata auto, il venerdì di Pasqua, con la pioggia e lo sciopero dei treni, in una località sperduta della Campania;
- lì giunta, dovrò cercare - munita solo del mio senso dell'orientamento, e cioè quello che mi fa perdere intorno al mio palazzo, quando scendo a buttare la spazzatura, - il Tribunale;
- depositerò quindi un atto, farò copia di tutto quello che trovo, per un totale di dieci/quindici chili di cartaccia;
- e - non vista e non udita da alcuno - tornerò in città in tempo per l'appuntamento con il pediatra.
Del resto, io non sono bionda. I miei capelli sono impossibili da contenere. Non sono alta e - a più di un anno dal parto - molti pensano che io sia all'ottavo mese di gravidanza (non son più qui per poter testimoniare, purtroppo).
Non metto i tacchi.
Peggio.
Di solito, mi muovo per le aule di udienza con le doctor marteens dei tempi del liceo. Con tanto di smiles e fiorellini disegnati da me con i pennarelli indelebili.
Ho due figli, una gatta appiccicosa come la carta moschicida e un orco in piena e perenne sindrome post adoloscenziale.
Infine (e quanto sopra rende chiaro perchè), son diventata quello che tecnicamente si dice "un paziente psichiatrico".
Ebbene, di dismettere le doctor marteens non se ne parla.
Non c'è altra soluzione:
mi farò bionda.
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